“Deve esserci qualcosa d’insolitamente sacro e straordinario nel sale, se è contenuto nelle lacrime e nel mare” kahlil Gibran Il sale è un dono prezioso di Madre Terra. E’ un minerale diffusissimo su tutto il pianeta. Nell’antichità ci sono sempre state difficoltà legate all’approvigionamento ed in alcune zone del mondo, come l’Africa, tutt’ora è un […]

“Deve esserci qualcosa d’insolitamente sacro e straordinario nel sale,
se è contenuto nelle lacrime e nel mare”
kahlil Gibran
Il sale è un dono prezioso di Madre Terra. E’ un minerale diffusissimo su tutto il pianeta. Nell’antichità ci sono sempre state difficoltà legate all’approvigionamento ed in alcune zone del mondo, come l’Africa, tutt’ora è un problema con cui l’uomo deve confrontarsi. Fin dai tempi antichi al sale erano attribuiti significati simbolici importanti. L’ospitalità, una pratica fra le più sacre, era sancita dal rito della spartizione del sale con l’ospite in tutto l’Oriente Mediterraneo, in Giappone e presso gli antichi greci.
DJIBOUTI è un piccolo paese che ho conosciuto, situato nel Corno d’Africa. La gente chiama parte di questo territorio “Bab el Mandeb”, che tradotto nella lingua araba significa “La Porta delle Lacrime”. E’ un luogo che indica lo stretto attraverso cui il Mar Rosso e l’Oceano Indiano confondono le loro acque nel Golfo di Aden, da sempre pericolosa rotta per pirati e mercanti. La leggenda racconta delle lacrime versate per la separazione del continente africano da quello asiatico. La costa di Djibouti in terra d’Africa, dista da quella dello Yemen, nella penisola Arabica, solo trenta chilometri, di navigazione spesso difficile. E’ il prolungamento della Rift Valley, la formazione geologica che si é creata dalla spaccatura delle placche tettoniche, iniziata con la deriva dei continenti milioni di anni fa e tuttora in atto. Qui la faglia della crosta terrestre percorre tutto il fondale del Mar Rosso e si divide in due diramazioni che prendono il nome di Triangolo di Afar. E’ la depressione corrispondente alla regione del Corno d’Africa, che comprende Eritrea, Etiopia, Somalia e Djibouti. Qui si trova il punto più basso dell’Africa, il Lac Assal, il Grande Lago Salato, posto a 177 metri sotto il livello del mare. I ritrovamenti di reperti fossili dei primi ominidi, testimoniano i luoghi dell’origine della specie. Ne è un esempio lo scheletro di Lucy, della famiglia Australopithecus Afarensis. Gli Afar, provenienti dall’Etiopia orientale, si sono stabiliti nel territorio di Djibouti condizionandone la storia e le sorti. I tumulti e le sommosse contro la dominazione del colonialismo francese si intrecciano con i conflitti tra i gruppi etnici degli Afar e degli Issa, di provenienza somala. Dopo la proclamazione d’indipendenza nel 1977, le ostilità fra le i due gruppi culminarono in una guerra civile all’inizio degli anni ’90. Attualmente il paese è in pace.

Dalla recente permanenza in questo paese di Stefano Sanfilippo dell’ONLUS Crew for Africa, ci giungono queste parole tratte da un suo racconto ancora inedito.
“…… Qui il clima, in effetti, riesce molto bene a mandare in malora i progetti umani, dico io fortunatamente, in certi casi, anche se non so quanto durerà. C’era qui tempo fa, un progetto di sfruttamento intensivo, purtroppo, di uno stupendo lago salato. E’ il Lac Assal: situato in una piana, a circa 150 metri più in basso del livello del mare, una bianca meraviglia di abbacinante bellezza, almeno per me. Si prevedeva l’estrazione del sale, tramite escavatori, dalle zone asciutte e, dopo, l’esportazione per l’industria, visto che non è sale buono per alimentazione, almeno non in Occidente. Per anni ci ha provato il governo locale, lasciando ingloriosamente sul campo, su una sponda del lago, un cimitero di caterpillosauri e bulldozerodonti: sono ancora lì, piagati dalla ruggine e abbattuti per infarto al motore, scoppiato per il caldo dei cinquanta e passa gradi delle spietate estati del Corno d’Africa. Poi è stata la volta del porto degli statunitensi: hanno tracciato col righello una banchina in cemento, dritta sul bianchissimo foglio di sale, dal lago al mare, per il trasporto via nave. E’ in via di sbriciolamento, ancora in attesa di cargo fantasma, mai attraccati. Infine ci stanno provando i cinesi e temo che loro ce la faranno, così come stanno riuscendo a fare quasi ogni cosa vogliano fare in un ‘Africa ormai venduta a tranci.
In tutto questo inutile frattempo, i nomadi Afar giungono ancora al lago taciturno nel vasto buio della notte, appena meno calda del giorno in ebollizione. Come accade da millenni arrivano per estrarre il sale dalla crosta, che percorrono con rispettosi sandali di cuoio. In cielo, tante stelle, quanti i grani di sale sulla terra, si rispecchiano, luccicando, nelle acque. Gli Afar, con pochi strumenti che non deturpano le rive, grattano a mano quantità di sale, di peso immutato da sempre, e non un chilo di più, lo caricano sui dromedari. Più tardi, il vecchio capocarovana passa tra gli animali, a controllare che le corde siano ben strette intorno al prezioso carico sui basti; solo allora dà l’ordine di marcia, mentre il sole ricomincia a incendiare le montagne, uniche testimoni nella notte. Andranno molti giorni a Nord, con passo antico, sulla rotta per l’Etiopia. Ma non cavalcano i loro dromedari perchè non è uso in questa parte di Dancalia. E così marciano, in sincrona cadenza a fianco delle zampe ciondolanti, il coltellaccio a lama curva ben in vista alla cintura e le mani appoggiate sul bastone, steso sul collo e sulle spalle, a mo’ di bilanciere. Lassù, dove invece quel sale viene mangiato da uomini e capre, baratteranno i loro blocchi con legumi e le miglia dei propri passi con il miglio per la loro fame; il sale che manca in Etiopia con la linfa che non cresce in Dancalia”.
La vita ha origine negli oceani primordiali. L’evoluzione e la storia dell’uomo sono inevitabilmente legate…anzi vincolate, al mare. Il sale contenuto nell’acqua dei Mari e degli Oceani di Madre Terra ci regala una miscela interessantissima di sali minerali. L’acqua che circola nel nostro corpo (circa il 65% del peso corporeo) è ancora intima sorella dell’acqua del mare… Mare Nostrum. Il liquido amniotico è ricco di sali minerali contenuti nel ventre di donna in gravidanza, che porta con sè per nove mesi, la vita, il suo bimbo in continua crescita. Qui troviamo una composizione salina come quella del mare anche se con una soluzione meno concentrata dell’acqua del mare. Il sangue nella sua composizione è molto simile all’acqua marina: il cloruro di sodio, meglio conosciuto come sale da cucina, è uno dei componenti delle fleboclisi che vengono somministrate ai pazienti. Le lacrime sono salate e in caso di forte sudorazione, dovuta a sforzo intenso o ad alte temperature, è necessario reintegrare le perdite con acqua e sali minerali. Nei casi di dissenteria, è fortemente consigliabile l’assunzione di liquidi e sali, per riportare l’equilibrio idro-salino del corpo ai suoi valori normali. Oggigiorno questa sostanza cristallina e inodore, il cloruro di sodio, è ormai di facile reperibilità; al contrario nel passato, fin dalla preistoria, è sempre stato considerato un elemento molto raro e prezioso. Raro perché inizialmente fu ricavato solo dai pochi affioramenti superficiali derivati dall’evaporazione d’acque salmastre interne e prezioso perché il sale fu, per un lungo periodo, l’unico “conservante” dei cibi. A questo si deve lo sviluppo del gusto per i cibi salati. A parte i casi estremi di perdita di liquidi elencati prima, il fabbisogno giornaliero di sali può essere sufficientemente assunto mangiando e bevendo nella giusta quantità, scegliendo con consapevolezza e attenzione il sale che è presente sulle nostre tavole e con con cui si condisce il cibo.
Troppo spesso si trascura la qualità del sale pensando che un prodotto valga l’altro e questo è un grosso errore. Il sapore e la qualità del sale è differente se integrale o raffinato. Il vero Sale è il Sale Marino Integrale: una composizione di CLORURO DI SODIO (NaCl) + 82 OLIGOELEMENTI, indispensabili per la nostra salute. Il sale alimentare industriale conosciuto con il termine “sale bianco” è invece un triste derivato del sale naturale, che viene raffinato e quindi completamente impoverito dei suoi oligoelementi. Il Sale Iodato (sale raffinato+Iodio di sintesi) non fa eccezione e rappresenta un’infelice risposta alle vere necessità del nostro organismo. Come accade per altre categorie di alimenti, per esempio zucchero, cereali, etc., i procedimenti industriali di raffinazione e sbiancamento rendono il prodotto finale privo delle caratteristiche più utili e importanti per la salute contenute all’origine. Per questo motivo è necessario per la salute del nostro corpo fare uso del “Sale Marino Integrale”. Il sale che si trova in commercio attualmente ha due diverse provenienze, sebbene si possa affermare che l’origine sia sempre il mare: il “Sale Marino”, ottenuto dall’evaporazione dell’acqua marina, e il “Salgemma”, cosiddetto sale di miniera. Il salgemma proviene da giacimenti originati da lente evaporazioni d’antichi bacini d’acqua di mare, perchè nel corso del tempo le forze geologiche hanno modificato i continenti, innalzato montagne e stratificato con varie rocce altre zone. La quantità anche minima di un Elemento, per questo chiamato Oligoelemento, è importante perchè può portare a corrette reazioni fisiologiche: è proprio la contemporanea presenza d’alcuni elementi chimici la chiave per cui avvengano o meno determinate reazioni metaboliche. Queste reazioni chimiche sono concatenate fra loro, e se manca un solo anello di questa catena, il risultato può essere compromesso. Nel sale marino i minerali presenti insieme al sodio sono principalmente il potassio, il magnesio, il calcio e lo iodio, ma possono essere presenti tracce d’altri “sali minori”; gli elementi contenuti nel sale non sono sempre gli stessi e nemmeno si presentano in uguale quantità dato che questi fattori sono determinati dalla diversa provenienza geografica e dalla lavorazione. Le diverse tecnologie applicate alla produzione del sale influiscono sulla composizione finale del prodotto, purtroppo la maggior parte del sale usato in cucina è ottenuto dopo successivi e ripetuti lavaggi e processi di sbaincatura che hanno lo scopo di allontanare quegli elementi ritenuti, a torto, impuri. Oltre a questo “impoverimento”, al sale comune sono spesso aggiunti additivi (anti-igroscopici) che non permettono l’assorbimento d’umidità. Il Sale Marino Integrale non avendo subito questi passaggi di lavorazione conserva ancora gli oligoelementi così preziosi, non contenendo additivi può apparire umido e grumoso ed il suo colore si presenta di diverse tonalità che variano dal bianco al grigio. Si può allora affermare che l’uso del Sale Marino Integrale, proveniente da zone non inquinate, è il modo più facile e naturale per mantenere ben bilanciate le sostanze minerali necessarie all’organismo.