Un recentissimo studio ha messo in evidenza l’importanza del rischio di diffusione dell’influenza, dovuto all’uso di farmaci antipiretici durante una stagione influenzale. Il lavoro è stato effettuato da un gruppo di ricerca medica canadese, che ha pubblicato su Proceedings Biological Sciences il risultato delle analisi riferiti ad eventi mortali in relazione all’uso di antipiretici (dal […]
Un recentissimo studio ha messo in evidenza l’importanza del rischio di diffusione dell’influenza, dovuto all’uso di farmaci antipiretici durante una stagione influenzale. Il lavoro è stato effettuato da un gruppo di ricerca medica canadese, che ha pubblicato su Proceedings Biological Sciences il risultato delle analisi riferiti ad eventi mortali in relazione all’uso di antipiretici (dal paracetamolo ai salicilati, comprendendo i moltissimi attualmente pubblicizzati su radio e televisione) (Earn DJ et al, Proc Biol Sci. 2014 Jan 22;281(1778):20132570. doi: 10.1098/rspb.2013.2570. Print 2014). La conclusione dello studio, rivolge l’attenzione sull’importanza del rispetto dell’intelligenza fisiologica del corpo umano: lui sa cosa è giusto fare in fase di criticità. Quando la temperatura corporea s’innalza oltre i valori normali, permette al Sistema Immunitario di distruggere più rapidamente i virus influenzali e le cellule che hanno infettato. Eliminare la febbre, quindi, rende la lotta meno efficace; infatti, fa pensare che, abbassando la temperatura, il contagio dell’influenza non è in fase di guarigione, ma è vero il contrario. Il carico di virus nel corpo, infatti, resta più alto di quanto sarebbe se avessimo lasciato agire la febbre. Visto che poi ci sentiamo meglio, proseguiamo la vita normalmente, prima di essere guariti, diffondendo il contagio fra coloro che incontriamo.
Abbassando la febbre con un farmaco, quindi, anziché accompagnarla in modo fisiologico, si riduce l’azione difensiva dell’organismo, dando l’opportunità così al virus di proseguire nella sua opera di diffusione e di trasmissione agli altri esseri viventi. In pratica, durante una stagione influenzale, abbassando la febbre in modo chimico si facilita la progressione dell’epidemia, avendo anche un impatto di carattere sociale.
La valutazione fatta dai ricercatori canadesi è di forte impatto, perché a fronte di un’epidemia stagionale si ipotizza che il 5% dell’intera mortalità influenzale è dovuto alla riduzione della febbre raggiunta dall’assunzione di farmaci.
La febbre è un potente meccanismo difensivo anche nella guida alla prevenzione delle malattie invernali; pertanto è importante sapere che la giusta prevenzione porta spesso a evitare di ammalarsi, oppure consente di affrontare in tempi brevi e con ottime capacità di risposta lievi forme influenzali, che obbligano al giusto tempo di alcuni giorni di riposo prima di riprendere la propria attività.
L’ incontro del virus e il superamento dell’infezione aiutano a stimolare le cellule NK (cellule del sistema immunitario) che svolgono nei mesi e anni successivi una migliore difesa antitumorale e antidegenerativa. Ammalarsi “gentilmente” può aiutare a prevenire malattie più gravi.
Quando si manifesta una forma influenzale con rialzo febbrile, è bene accompagnare le reazioni cellulari con prodotti che migliorano la reattività difensiva del Sistema Immunitario, come per esempio, associazioni di Minerali e Vitamine, Betaglucani, Inositolo, Vitamina C, estratto di broccolo, Zinco, Echinacea, ecc. In particolar modo nel periodo invernale ed incrementarne l’assunzione nelle forme acute da raffreddamento, al fine di controllare l’infezione e ridurre i tempi di sviluppo.
La scelta terapeutica, che conduce pazientemente anche all’abbassamento della febbre, è rivolta a presupposti completamente diversi. Il farmaco blocca semplicemente un sintomo (la febbre) in modo chimico, mentre i trattamenti naturopatici stimolano la risposta difensiva dell’organismo fino a giungere ad una riduzione della febbre, attraverso un percorso di rispetto fisiologico e di graduale guarigione.