Il premio Nobel Luc Montagnier afferma: ”L’acqua ha una memoria ed è in grado di trattenere e rilasciare informazioni” L’acqua conserva le informazioni biologiche e, sotto opportune condizioni, può trasmetterle, con enormi implicazioni a livello diagnostico e forse terapeutico. È un tema difficile e delicato, che fa subito pensare alla tanto discussa “memoria dell’acqua”, diventata […]

Il premio Nobel Luc Montagnier afferma:
”L’acqua ha una memoria ed è in grado di trattenere e rilasciare informazioni”
L’acqua conserva le informazioni biologiche e, sotto opportune condizioni, può trasmetterle, con enormi implicazioni a livello diagnostico e forse terapeutico. È un tema difficile e delicato, che fa subito pensare alla tanto discussa “memoria dell’acqua”, diventata negli anni ‘80 uno scandalo scientifico e rimasta in seguito come un tabù impronunciabile. Ma se a sostenere la tesi è un premio Nobel del calibro di Luc Montagnier, merita almeno di essere accostato con attenzione. “L’assenza di evidenza non è evidenza di assenza”: così Luc Montagnier, Premio Nobel per la Medicina nel 2008 per l’individuazione del virus dell’HIV, ha concluso la relazione all’Università degli Studi del Sannio di Benevento su una nuova tecnologia per la rilevazione di microrganismi nelle malattie croniche. Ospite per la prima volta a Benevento del Dipartimento di Scienze per la Biologia, la Geologia e l’Ambiente, Montagnier sta seguendo nei laboratori di Benevento alcuni esperimenti con la collaborazione scientifica del professore Giuseppe Vitiello, la ricercatrice di Fisica Paola Romano e il professore di Biologia molecolare Vittorio Colantuoni. Lo scienziato francese da qualche anno sta sviluppando specifiche ricerche per dimostrare come alcune sequenze di Dna possono indurre segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, le quali mantengono “memoria” delle caratteristiche del Dna stesso. E’ il principio su cui si basa l’omeopatia e la floriterapia, che trova in studi scientifici pubblicati un fondamento e dimostrazioni sempre più evidenti. Un assaggio di questi dati l’ha fornito nei giorni scorsi durante la Conferenza Regionale su Ricerca e Innovazione a Cagliari e che hanno dato vita a una pubblicazione sul Journal of Physics.
Montagnier è giunto a questa conclusione dopo aver osservato la ricomparsa di micoplasmi in una sospensione sottoposta ad altissima filtrazione precedentemente posta a contatto per due o tre settimane con linfociti T umani. La sua interpretazione è che nel filtrato esistano delle nanostrutture contenenti frammenti dell’informazione genetica che viene poi ricostruita. Tutto ciò avviene grazie al fenomeno di generazione di onde elettromagnetiche a bassa frequenza da parte di sequenze del DNA di specie batteriche e di virus in diluizioni acquose appropriate. Gli esperimenti del team di Montagnier sono documentati nell’articolo “Electromagnetic Signals Are Produced by Aqueous Nanostructures Derived from Bacterial DNA Sequences”, pubblicato nel 2009 sulla rivista Interdisciplinary Science; viene descritto un apparato sperimentale piuttosto semplice per la cattura dei segnali elettromagnetici: una bobina con all’interno una provetta con la soluzione da analizzare, un amplificatore e un PC. L’emissione di onde viene interpretata come un fenomeno di risonanza, innescato dal fondo elettromagnetico presente nell’ambiente che agisce sulla struttura orientata e coerente delle molecole d’acqua. Alcuni fisici teorici hanno studiato il fenomeno e hanno proposto dei modelli: molto interessanti sono ad esempio quelli proposti dall’italiano Emilio del Giudice, avviati a suo tempo con il compianto Giuliano Preparata. Ma sono in contatto anche con altri gruppi, specialmente in Usa.
“L’Essenziale è invisibile agli occhi”
Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupery